martedì 7 aprile 2015

Manshin: Ten Thousand Spirits

Cari sciamani, 
il film di oggi è del 2013, per la regia di Park Chan-kyong, classe 65, al suo terzo lungometraggio come regista e fratello del più famoso Chan-wook. Approda per la prima volta su questo blog, con un film molto particolare, che siamo fieri di presentarvi.

Si tratta del film di chiusura della nostra rassegna dedicata alla piccola Kim Sae-ron, che in questi ultimi mesi ci ha accompagnati attraverso un percorso abbastanza variegato, tra thriller mozzafiato (Manhole, The neighbor, The man from nowhere), drammoni strappalacrime (A brand new life, I am a dad, Barbie) e film un po' più impegnati (A girl at my door).

A volte capita che ci chiedano quale sia il nostro obiettivo. Siamo 2300, parliamo dei generi più svariati e in redazione abbiamo una lista di richieste chilometrica. Appare chiaro che quello coreano sia un filone inesauribile, perché si tratta di un cinema ancora fresco, permeato di entusiasmo, dove i produttori e le platee non sono solo attratti dagli effetti speciali. Si cerca il divertimento, gli attori e le attrici del momento, ma c'è anche spazio per la sperimentazione, per l'introspezione e per la denuncia.

In definitiva, quello che va per la maggiore su FCI, è il desiderio di conoscere questo mondo lontano e sconosciuto e niente meglio di un buon film, ci permette di esplorare dal basso gli usi e i costumi, i problemi di una società odiata e amata da chi la vive ogni giorno, da chi con quelle ingiustizie deve venirci a patti e cercare sempre il lato positivo.

Così in pellicole come Silenced o Han Gong-ju, abbiamo conosciuto i fatti di una cronaca che non ci appartiene, ma che è profondamente radicata nella cultura e nei suoi difetti peggiori.
In titoli quali The Attorney, The old garden o The man who was Superman, abbiamo vissuto stralci di quella storia recente, che ancora oggi ha lasciato profonde ferite in tutto il popolo coreano.

Questa volta facciamo un passo indietro di oltre mezzo secolo, andando a scavare nella vita di quelli che sono nati in un periodo che per tutti era la fine della seconda guerra mondiale, ma che per la Corea non era che l'inizio di un ventennio di sangue e dolore.

Un tempo in cui si viveva in modo semplice e genuino, che probabilmente assomigliava molto allo stile di vita del popolo che quella penisola la abita da migliaia di anni, ma che improvvisamente andava incontro ad un cambiamento radicale.

Lo sciamanesimo è il campo di battaglia su cui si è combattuta la guerra culturale per uniformare la società coreana moderna alle società occidentali. Un periodo in cui antiche tradizioni sono diventate un fardello scomodo, di cui il governo e la stessa popolazione, hanno cercato inutilmente di liberarsi.

Tratto dall'autobiografia di Kim Geum-hwa, Manshin racconta la vita lunga e complicata di una sciamana, dalla sua nascita, fino al presente, passando per eventi epocali, quali la guerra di Corea, l'avvento del cristianesimo e della televisione.

Un film-documentario a tratti malinconico, a tratti poetico, in cui una regia sapiente mescola immagini di repertorio e filmati d'epoca, ma anche ricostruzioni romanzate capaci di evocare tutto il dolore di questa sacerdotessa/santona/guaritrice che per tutta la vita è costretta a stare in bilico tra il mondo degli umani e una dimensione fantastica popolata di dei e spiriti inquieti.

Una dimensione particolare, perché presente e uguale in molte culture nei luoghi più remoti della terra. Lo sciamanesimo, dalle praterie nord americane, al centro Africa, alla Corea, racconta di un mondo animista, che viene "spontaneo" all'uomo che guardando il mondo, è abituato a formulare congetture, prima ancora di capire il funzionamento delle cose.

Le protagoniste sono tre grandi attrici, che rappresentano le diverse età della Manshin Kim:
Kim Sae-ron interpreta la sciamana bambina, ancora ingenua, ma già vittima di questo suo dono.
Ryoo Hyoun-kyoung è la sciamana ragazza, che spera ancora di avere una vita, un marito, dei figli...
Moon So-ri è la sciamana adulta, bella e saggia, sicuramente carismatica, che pratica i suoi riti in un mondo corrotto dalla cultura dell'immagine.

Una traduzione che ha riunito i quattro traduttori che ci hanno regalato la prima rassegna di FCI: Daesdemona, DeepWhite999, ela, Mac Guffin, a cui va il nostro più caloroso ringraziamento per tutto il lavoro che svolgono senza chiedere nulla in cambio!

TRAMA: Kim Geum-hwa è una bambina che ha delle strane visioni. Ghettizzata dagli altri bambini del villaggio, cresce timida e insicura. Non potendo ignorare i suoi poteri, frequenta una sciamana per "accrescersi" e diventare Manshin Kim (Manshin è il termine di cortesia con cui ci si rivolge alle sciamane). Nel corso della sua vita, scoppiano guerre, cambiano le abitudini, le persone, le città, arriva la televisione e il cristianesimo, ma lei continua con il cuore gonfio di gioia a celebrare i suoi riti di speranza. Una pratica che alla luce della nuova società, suona di volta in volta ridicola, ma spesso anche pericolosa. C'è chi teme il suo carisma e chi lo ridicolizza, ma nessuno riesce a farne a meno...

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Buona visione.


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