sabato 3 maggio 2014

New World

Cari infiltrati,
il film di oggi è del 2013 ed è l'attesissimo ritorno dell'acclamato autore di I saw the devil, Park Hoon-jung, che si ripresenta in veste di regista e realizza un film estremamente elaborato e visivamente di grande impatto. Tanto per non sbagliare, si tratta del primo capitolo di una trilogia. Riesce a strappare ai suoi investitori un budget che in corea è di tutto rispetto per un esordiente: 7 milioni di dollari. Ben ripagati, comunque, considerando che la pellicola ha incassato la bellezza di 31,2 milioni di dollari!

Il suo cast è stellare, a partire da Choi Min-sik, Lee Jung-jae e Hwang Jung-min, ma troviamo tanta bella gente, come la bellissima Song Ji-hyo, regina in A frozen flower.
Il clima che si respira, al di là della storia tesa e drammatica, è quello di un grande film, confezionato su misura per la platea coreana. La produzione imponente cerca l'eleganza nei luoghi, come avrebbe fatto il maestro Kim Ji-Won, scherza con i personaggi, fa la spola tra la Corea e la Cina e con lo spettatore che non sa più per chi tifare.

Il genere a cavallo tra il Thriller e il Gangster Movie potrebbe far pensare a scelte obbligate, ma in questo caso, non c'è traccia di banalità. Ogni svolta è un colpo di scena, ogni personaggio non è quello che sembra. Choi riempie lo schermo solo con la sua presenza, Lee ha la faccia da bravo ragazzo, ma sa fare alla perfezione il suo lavoro (anche se non si sa bene se sia un poliziotto infiltrato nella malavita o un malavitoso infiltrato nella polizia!) e poi c'è lui: Hwang, un gangster chiassoso e volgare, così irritante da risultare simpatico. Solo alla fine ci si accorge che è lo stesso che faceva il barbone che si credeva Supermen in The man who was Superman.

Solita strage di premi nei festival asiatici, in occidente viene apprezzato da tutti, ma non trova una distribuzione. In compenso Roy Lee della Sony (noto per i remake di film coreani quali: Il mare, A tale of two sisters, My sassy girl e Oldboy; giapponesi come le saghe di The ring e The grudge, Dark water; il tailandese Shutter e lo spagnolo REC) si accaparra i diritti per un remake probabilmente oltraggioso.

Al Florence Korea Filmfest appena concluso, viene proiettato in occasione della retrospettiva su Choi Min-sik.

TRAMA: Lee Ja-sung (Lee Jung-jae) è un poliziotto infiltrato da 8 anni nella malavita. Il capo della polizia Kang Hyung-chul (Choi Min-sik) è una delle poche persone al mondo che conosce il suo segreto. Jung Chung (Hwang Jung-min) braccio destro di Lee, è il contatto della malavita con Shanghai e la triade cinese. In anni di inseguimenti e numerosi processi rivelatisi buchi nell'acqua, la compagnia di malavitosi è diventata sempre più potente, finchè la morte del capo della Goldmoon crea un'occasione per un imponente fusione da un lato e un punto debole con cui incastrarli dall'altro...

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Buona visione.

1 commento:

  1. Da non perdere: un film di ottima confezione sia per quanto riguarda la fotografia che la colonna sonora, con una storia che tiene con il fiato sospeso per oltre due ore, ricordando quella del capolavoro Infernal Affairs. Nel trio di interpreti maschili, Choi Min-sik è una certezza, Choi Min-sik se la cava nel ruolo difficile dell'infiltrato che deve giocoforza nascondere le proprie emozioni, Hwang Jung-min conquista col suo personaggio di gangster cafone, violento, ma anche capace di momenti di umanità inaspettati.

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