sabato 27 ottobre 2012

The Isle

Cari esiliati, 
Stasera ci vediamo il più classico dei classici di Kim Ki-duk, 90 minuti di odio e misantropia, di cinismo e pessimismo, di violenza e nichilismo... Quinta pellicola scritta e diretta dal regista ai tempi ancora quarantenne. Molto apprezzata in europa, specie in Italia, paese in cui Rai3 la trasmette ogni due anni, tra le 4 e le 5 del mattino.
Figuriamoci se ci stava sul cazzo!

Seom il titolo originale, The isle quello internazionale, L'isola per noi italiani. C'è andata meglio che ai portoghesi, dato che qualcuno ha avuto la simpatia di cambiare il titolo in "O Bordel do Lago"!

Come tutti i film di Kim Ki-duk, in patria è stato un mezzo flop al botteghino. Si parla di 20 mila dollari su un budget dichiarato alla Korean Film Commission dell'equivalente di un milione di dollari, anche se IMDB stima non più di 50 mila dollari.
Comunque sia andata, questo è il film della svolta internazionale. La prima volta in cui al festival del cinema di Venezia è stato proiettato un film proveniente da quel posto sperduto nell'estremo oriente che si chiama Corea. Non possiamo dire che sia stato amore a prima vista. Le cronache dell'epoca riportano reazioni estreme: alcuni spettatori hanno lasciato la sala indignati e altri hanno accusato malori durante le scene di suicidio con gli ami. Si parla anche di qualcuno che è svenuto e qualcun altro che ha vomitato! Ma nonostante tutto, sarebbe stato impossibile glissare sulla forza espressiva delle riprese, sul fascino della location e sulla potenza della metafora.

Pochissimi dialoghi e interazione tra i personaggi sempre un po' ambigua. Tutti scappano da qualcosa, tutti si nascondono. La località di villeggiatura è un posto stupendo, ma assume un aspetto triste e squallido per via di chi ci va a vivere. Ma il nascondersi è la peggiore delle prigionie. Per non essere trovati, gli ospiti spesso si rintanano per giorni nelle minuscole casette galleggianti, senza possibilità di fuga. Tutti dipendono dall'unica barca della struttura, guidata dalla misteriosa Hee-jin, che facendo la spola dalla reception ai bungalow, fornisce gli ospiti di ogni necessità. Il suo personaggio è misterioso ed animalesco. Nella schiera delle donne di Kim Ki-duk, forse è l'unica che combatta con le unghie e con i denti per ottenere e difendere ciò che desidera. Muta, fisicamente debole, abituata ad essere sottomessa, incline alla prostituzione, si muove silenziosa in una fetta di mondo in cui è prigioniera, ma anche in qualche modo carceriera. Hyun-shik è uno dei tanti ospiti della struttura, ha questa faccia da ragazzone un po' pirla, completamente staccato dal mondo, si rintana nel nulla perseguitato dal suo passato, ma poi non è capace di farla finita e allunga la sua vita in quel limbo, fino ad innamorarsene.

Seo Jeon la vedremo come protagonista in Green Chair del regista Park Chul-soo ed apparirà in Peppermint Candy di Lee Chang-dong quello stesso anno.
Kim Yu-seok era già famoso in patria per il suo ruolo in Whispering Corridors, capostipite della saga horror omonima iniziata nel 1998.
Cho Jae-Hyun già pupillo del regista dopo il ruolo da protagonista in Crocodile e Wild animals, nonchè reduce da Interview, l'unica pellicola coreana ad essere inserita nell'elenco dei film aderenti al Dogme 95 di Lars von Trier e Thomas Vinterberg.
Seo Won, la giovanissima prostituta, che a fianco al suo protettore interpretato da Cho Jae-hiun, anticipa quella coppia disfunzionale che pochi anni più tardi ci ruberà il cuore in Bad guy.

TRAMA: Hyun-shik (Kim Yu-seok), è un uomo di mezza età perseguitato da un passato scabroso che si rifugia in una località di villeggiatura sperduta in mezzo al nulla. Sul lago galleggiano piccoli bungalow di legno isolati dalla terra ferma. Hee-jin (Seo Jeong), gestisce il campeggio trasportando i villeggianti avanti e indietro dalla terraferma ai locali galleggianti, fornendo loro cibo, esche e prostitute. Occasionalmente prostituendosi lei stessa, uccidendo e facendosi giustizia da sola. Un piccolo mondo aberrante, dall'apparenza pacifica, metafora di quell'altro mondo più grande che circonda questo microcosmo. Una sottile ma spietata critica all'umanità e alle sue debolezze. Assolutamente da non perdere!

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Buona Visione!

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